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domenica, giugno 20, 2004

Ancora niente. Nessun risultato. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Alcibiade continua con il racconto dell'escalation della sua «conquista» di Socrate.
Lo invita, dunque, anzitutto a fare ginnastica insieme (syngumnázesthai proukaloúmen autòn). Cosa abbastanza comune a quel tempo.
Aveva fiducia: trovandoci insieme ... in questa situazione ... Ma lui, niente! Sì - racconta - stavamo insieme, facevamo ginnastica (synegymnázeto); e spesso i corpi si trovavano avvinti nella lotta (prosepálaien). Insomma, c'erano tutte le condizioni giuste! E poi frequentemente ci si trovava anche completamente soli (pollákis oudenòs paróntos). E tuttavia ...
Che dire? (tí deî légein;). Niente più di questo (oudèn moi pléon ên). Niente da fare, non riuscivo proprio a ricavarne nulla!
Alcibiade racconta allora di essersi trovato a pensare che ... non bisognava lasciar correre. Non bisognava mollare. E dunque occorreva ch'egli mutasse atteggiamento. Sì, si sarebbe dovuto imporre a Socrate con la forza (katà tò karterón)! E non solo perché egli fino a quel momento ci aveva messo l'anima in questa cosa, ma anche perché bisognava far chiarezza, una buona volta!
Di qui, la successiva iniziativa.

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