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giovedì, gennaio 08, 2004

Non me, ma la verità! 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Socrate dunque riprende a interrogare Agatone.
Riavvia il discorso a partire da una considerazione che esprime il principio molto familiare della «kaloagathía»: «le cose buone non ti pare che siano anche cose belle?».
Per Agatone non c’è un’alternativa valida, ed è costretto a consentire a questo passaggio argomentativo. E Socrate, a questo punto, rinnova la raccomandazione alla consequenzialità. E si produce in una rigorosa deduzione: «Se, allora, Eros è mancante delle cose belle, e se le cose belle sono buone, egli è mancante anche delle cose buone»!
Agatone avverte chiaramente d’essere stato incastrato: «Socrate! non ti posso contraddire». Ma questa è la costatazione di un disagio intellettuale; l’espressione infatti dà conto di uno stato di fatto. Non è ancora il consenso all’argomentazione socratica: non manifesta il riconoscimento della sua validità. Che comunque arriva subito.
Tuttavia il consenso di Agatone ha la forma della concessione: «Sia pure come tu dici!». E Socrate allora, prendendo spunto dalla forma del consenso, scaglia un elegante affondo.
Impossibile contraddire Socrate? Ma no!
«E la verità caro Agatone, che non puoi contraddire, perché contraddire a Socrate non è per niente difficile».

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