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lunedì, settembre 29, 2003

E' il caso di segnalare, a questo punto, che il discorso su Eros viene condotto, da Platone, a prescindere dalla differenza sessuale tra «chi ama» e «chi è amato». Quel che conta è il rapporto. E proprio per questo l'amore omofilo, nella Grecia classica, era ritenuto di maggior pregio rispetto a quello eterofilo. Laddove c'è differenza di genere, il desiderio sessuale finisce col guidare anche le scelte più "nobili". L'amore, nella forma più pura, è quindi quello in cui il rapporto coincide con un percorso formativo. E' "paideía". La reciproca compartecipazione prevede che ognuno dia quel che ha. Per chi ne possiede, l'amore consiste nel dare "sapere"; per chi ha desiderio d'imparare a vivere, di crescere nell'intelligenza e nei sentimenti, l'amore è affidarsi tutto a colui che gli consente di portarlo a maturazione. Quanto alla gioia del piacere sessuale, di certo può completare tale compartecipazione e tale condivisione. Ma il sesso non è elemento indispensabile. E certamente il desiderio sessuale non è il primo motore del rapporto. Dunque, il rapporto si configura tra, da una parte, «l'amante», ho erôn (dal verbo: "eráo", amare, voler bene), «ho erastés» (dal verbo "erasteúo", essere appassionato di, essere desideroso di), dunque l'innamorato, colui che desidera con passione il convolgimento dell'altro, e, dall'altra, «l'amato», «ho erómenos» (forma passiva del verbo: "eráo", amare, voler bene), che è colui che si lascia avvolgere dal desiderio dell'amante di vederlo crescere sotto le sue cure, seguendone tutte le sollecitazioni e assecondandone i desideri. E dunque, anche qui, nel «Simposio», tranne che in qualche eccezione, l'amante è la persona più matura, l'amato è quella più giovane.

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