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domenica, novembre 30, 2003

Una precisazione ed un’esortazione. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Aristofane vuole allontanare il sospetto che il suo sia stato nient’altro che un elogio dell’amore omofilo. E pertanto raccomanda di non interpretare il suo discorso come se fosse stato pensato per celebrare in qualche modo il rapporto che si dice leghi Pausania ad Agatone.
Io - dice Aristofane con piglio deciso e con la necessaria chiarezza - «mi riferisco a tutti gli uomini e a tutte le donne! E dico che la nostra razza sarebbe felice se ciascuno di noi conducesse l'amore al suo fine e ritrovasse il suo amato, ritornando, così, all'antica natura».
Dunque, per ognuno di noi «la cosa migliore … consiste nell'incontrare un amato che abbia un animo che corrisponda al nostro». Per conseguirla occorre sottoporsi alle cure del dio Eros, il quale, «nella vita presente, in sommo grado ci giova, conducendoci verso ciò che ci è proprio», e «per la vita futura ci offre le speranze grandissime che, se saremo riverenti nei confronti degli dèi, ci renderà felici e beati, ristabilendoci nella nostra antica natura e risanandoci».
Senza amore, insomma, non si sta bene né con gli altri né con se stessi.

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