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mercoledì, gennaio 28, 2004

L'amante è tutt'altra cosa! 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Socrate stenta ad entrare nella logica dell’intermedio. Infatti, raccontando il dialogo con Diotima, riferisce che pose una domanda alla donna di Mantinea: «Chi sono, allora, o Diotima, coloro che filosofano, se non lo sono i sapienti e neppure gli ignoranti?».
Ma riferisce pure che la sacerdotessa gli rispose che «ormai è chiaro anche ad un bambino»: a filosofare si dedicano coloro che si trovano a mezzo fra gli uni e gli altri. Ed Eros è proprio uno di questi.
Tutto torna. «La sapienza è una delle cose più belle» (éstin gàr dè tôn kallíston he sophía). Eros – lo si è detto - è amore per il bello (Éros d’estìn éros perì tò kalòn). E dunque è necessario che esso sia filosofo (hóste anagkaîon Érota philósophon eînai). Del resto, come potrebbe essere diversamente? La sua natura intermedia, sotto questo profilo, dipende proprio dalla sua nascita «Infatti, ha il padre sapiente pieno di risorse, e la madre non sapiente priva di risorse».
Diotima attribuisce lo stupore di Socrate ad un suo banale equivoco. «Tu credevi che Eros fosse l'amato e non l'amante!». Eros - ricorda Diotima - è proprio di chi ama, non di chi è amato. E’ l’amante che ama la bellezza; l’amato invece è il possessore della bellezza. «Ed è per questo, credo, che Eros ti pareva tutto bello»! Ma non bisogna confondere. Infatti, «Ciò che è amato è ciò che nel suo essere è bello, delicato, perfetto e beatissimo. Invece l'amante ha tutt'altra forma (állen idéan)».

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