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lunedì, novembre 17, 2003

Dell'infelicità esistenziale dell'uomo. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Aristofane comincia il suo discorso facendo un vero e proprio elogio del "dio" Eros, che - a suo dire - sarebbe ben poco considerato dagli uomini. Se questi capissero davvero la sua potenza, gli edificherebbero templi grandissimi e altari, e gli offrirebbero grandissimi sacrifici.
Eros - questo l'esordio di Aristofane - «è, fra gli dèi, il più amico degli uomini». Infatti - spiega - li soccorre come fa il medico, curandoli «di quei mali che, se fossero risanati, ne verrebbe alla stirpe umana la più grande felicità».
Il suo parlare è "aulico" e non privo di mistero.
Quali sono questi mali?
Quel che si arguisce, già dall'inizio di questo suo discorso, è che l'uomo - a suo giudizio - è un essere costituzionalmente infelice. Eros curerebbe proprio quei mali "radicali" da cui dipende quella strutturale infelicità!

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