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domenica, gennaio 11, 2004

L'intermedio 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Anche l’esperienza comune ce l’insegna. Non è vero che ciò che non è bello, debba essere necessariamente brutto. Del resto – segnala Diotima – di uno che non è sapiente diciamo forse che è ignorante?
Insomma, per Diotima c'è un intermedio fra sapienza ed ignoranza (tò metaxú sophías kaì amathias). Ovvero, c’è l’opinare rettamente (orthà doxázein). Chi opina rettamente certamente non è in grado di fornire spiegazioni razionali delle sue opinioni, e perciò non è sapiente; ma il cogliere intuitivamente le cose non è neppure ignoranza! E dunque, la retta opinione (he orthè dóxa) è proprio l’intermedio fra saggezza e ignoranza (tò metaxú phronéseos kaì amathías),
Vale la pena segnalare che a poche righe di distanza Platone ha sostituito «sophía» con «phrónesis», ovvero sapienza con saggezza. Non può essere un caso. I due concetti non sono equivalenti. In senso stretto, il primo riguarda il conoscere, il secondo l'agire. Ma qui ... Qui c’è tutto il principio socratico che, nella forma latina, è diventato una specie di proverbio: «nemo sua sponte peccat». Si agisce stoltamente, ossia in modo non saggio, solo perché, in fondo, non si conosce. E dunque, solo l’ignorante sbaglia. «Sophía» e «phrónesis» sono reciprocamente connesse. Anzi, sono talmente intrinseche l'una all'altra che, nel discorso socratico, finiscono col costutuire un'unica cosa.

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