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venerdì, febbraio 20, 2004

Uomini e bestie. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Diotima pone la questione con una delle domande che lasciano Socrate nella costatazione della propria ignoranza: «Quale ritieni (tì oíei) essere la causa (aítion eînai) di questo amore (toútou toû érotos) e di tale desiderio (tês epithymías)»?
Ma naturale! Lo si è detto. È il desiderio d’immortalità. Ogni essere mortale teme la morte. Ogni essere vivente non solo sfugge alla morte ma vuole vivere rinnovando di continuo la propria vita.
Uomini o animali, terrestri o volatili, non appena spunta in loro il desiderio di generare, appaiono come colti da malattia. E tutti “si dispongono in maniera amorosa”. E così si accoppiano fra di loro e si danno, poi, alle cure dell'allevamento dei loro nati. E per amore si apprestano a difendere la propria prole fino a combattere addirittura con i più forti; e, magari, sono pronti anche a morire. E sempre per amore si dedicano ad assicurare ai nati il necessario nutrimento; al costo di qualunque sacrificio, anche a quello di soffrire loro stessi la fame.
E così è dovunque.
E allora, si dica pure che, per l'uomo, il desiderio d'immortalità ha radice nella sua ragione, nasce da una forma di ragionamento (ek logismoû). E che dire allora quanto agli animali?

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