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sabato, gennaio 17, 2004

Una storia: due miti 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Opportunamente Robin sottolinea che, con la concezione di Eros come un demone, Socrate – o Platone attraverso il personaggio Socrate – entra nel dominio del mito.
Egli prospetta anzitutto un mito fisico-teologico: infatti presenta una concezione dell’universo che include i demoni come realtà indispensabili a garantire l’unità del tutto, costituendo la mediazione tra due mondi estranei: quello degli uomini e quello degli dèi.
Tale mito poi richiede che si dia ragione di un’origine dei demoni che sia in grado di spiegare la loro natura e i loro poteri. E si passa così al mito teogonico. E qui lo si fa proprio delineando la figura di Eros.
Eros infatti, secondo le indicazioni di Diotima, deve le sue caratteristiche e i suoi poteri anzitutto ai due genitori, configurandosi esso come una vera e propria sintesi dei caratteri opposti di entrambi. Ma li deve anche all’occasione, alle circostanze e al luogo del rapporto che ha dato origine al suo concepimento.
Robin segnala peraltro che la sintesi dei caratteri parentali è concepita come una vera e propria legge della generazione, dal momento che anche i due genitori di Eros sono, ciascuno, una sintesi dei loro rispettivi genitori.

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