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giovedì, ottobre 16, 2003

Cose da innamorati ... 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

A Sparta e Atene - dice Pausania - la considerazione per la «paiderastía» è buona. Ma la situazione è complessa.
Pausania anzitutto ricorda i due princìpi generali comunemente condivisi: «Da noi si afferma che è cosa più bella "amare in modo manifesto" che non "amare di nascosto", e soprattutto amare i più nobili e i migliori, anche se siano più brutti degli altri».
Poi segnala «l'incoraggiamento straordinario» che tutti danno a chi ama.
Di più: ricorda che si considera «cosa bella» riuscire a conquistare l'amato, e cosa «brutta» fallire nell'impresa.
E aggiunge: proprio per questo la legge consente all'amante «la libertà di fare le cose più strane e di essere lodato».
Si tratta di quelle cose - accorate suppliche, adulazioni, invocazioni, giuramenti, dormire davanti alle porte, prestare atti servili quali nessuno schiavo presterebbe - che, fatte da altri, in altre situazioni e per altri scopi, sarebbero oggetto di «grandi biasimi».
Infatti - segnala ancora Pausania - chi volesse adottare questi comportamenti fuori del rapporto d'amore «sarebbe impedito tanto dagli amici quanto dai nemici». «Invece, per l'amante che fa tutte queste cose c'è simpatia»; d'altra parte, proprio «dalla legge gli è permesso di farlo senza riceverne biasimo, come se compisse un qualcosa di molto bello».
Ed anche gli dèi comprendono le "stranezze" e le incongruenze degli amanti. Pausania - richiamandosi implicitamente a Esiodo fr. 124 M.-V. - ricorda che «solo all'amante gli dèi perdonano di giurare e poi di trasgredire i giuramenti»; del resto «è noto: non esiste giuramento d'amore» (aphrodísion hórkon oú phasin eînai).

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