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mercoledì, dicembre 31, 2003

Esperto d’elogi, non di cose d’amore 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

L’affondo di Socrate è diretto ad Agatone, al quale egli rimprovera, in effetti, di aver mostrato di essere un esperto di elogi, non di cose d’amore!
Ma l’affondo di Platone è rivolto a tutto un modo “sofistico” di pensare alle cose. Non è casuale, insomma, il richiamo a Gorgia. E non è casuale che Platone abbia fatto fare a Agatone un discorso in pieno stile gorgiano.
Socrate dunque insiste. Egli pensava che si dovesse parlare di Eros «dicendo la verità» (deîn talethê légein) - cioè «spiegando quale sia la sua natura e che cosa ne consegue» - ; e pensava poi che per mettere in evidenza la verità, occorresse in seguito disporre nel modo più conveniente «le più belle fra le cose vere».
Ma dai discorsi ascoltati s’è fatto l’idea che per i convitati presenti l’elogio non consiste in altro che nell'attribuire alla cosa elogiata «i pregi più grandi e più belli» immaginabili, senza preoccuparsi troppo che questi effettivamente ci fossero nella cosa stessa. Insomma, per tutti quelli che hanno parlato finora la bellezza ha le sue ragioni da rispettare anche a scapito della verità; e per un vero elogio non ci si deve fare troppo scrupolo di ricorrere a qualche falsità.
Lui rimane di parere diverso. Un elogio richiede che si parli secondo verità. Sotto questo profilo nessuno ha fatto un elogio “vero”. E lui stesso non vuole accodarsi alla fila di coloro che hanno fatto finta di elogiare Eros.

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