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giovedì, giugno 03, 2004

Come il satiro Marsia ... 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

E allora: così come Marsia, Socrate è un suonatore di flauto (auletés); anzi, è molto più straordinario, molto più mirabile (polý thaumasióteros). Infatti, mentre il satiro incantava gli uomini mediante strumenti (di'orgánon), con la potenza che gli veniva dalla bocca (tê apò toû stómatos dynámei), Socrate l'incanta senza usare strumenti (áneu orgánon), ovvero con le nude parole (psiloîs lógois). Queste parole, proprio come le melodie del satiro, sono divine e, per loro intrinseca virtù, coinvolgenti, ispiratrici, capaci di generare l'iniziazione ai misteri (katéchesthai poieî).
Ed infatti, chi ha frequentato Socrate - aggiunge Alcibiade - lo sa che i suoi discorsi non sono come quelli di qualunque altro oratore (rhétoros állous lógous), anche se bravo (pány agathoû). I discorsi di Socrate, anche quando sono solo riferiti da altri, e anche se chi li riferisce è uomo di scarso valore (pány phaûlos), non possono non colpire. E infatti colpiscono tutti: uomini, donne, ragazzi. Ma sì: «»Tutti quanti noi ne restiamo storditi, sbalorditi, e soprattutto posseduti» (ekpeplegménoi esmèn kaì katechómeta)

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