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domenica, gennaio 04, 2004

Eros è ... desiderio. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

E così Socrate comincia col mettere … i puntini sulle “i”.
Agatone dice bene: bisogna prima dire quello che Eros è, e poi mostrare le sue opere. E allora – chiede - Eros è amore di … "qualcosa" o di nulla? E’ amore rispetto a qualcosa o … a niente? Giocando con i concetti, Socrate, insomma, lancia la domanda sull’ “oggetto” dell’amore. Agatone non ha difficoltà a rispondere: è certamente amore di qualcosa!
Ora – prosegue Socrate - bisogna ricavare due conseguenze: 1. se è «amore di qualcosa», allora Eros «desidera la cosa di cui egli è amore!»; 2. se Eros in fondo è sempre «desiderio di qualcosa», evidentemente, Eros è «desiderio di qualcosa di cui si sente mancanza».
Il discorso di Socrate è chiaro: il nostro amore si dirige sempre a qualcosa che non possediamo, e che però ci manca, e dunque desideriamo possederla perché la sua mancanza ci procura pena! E, al contrario, quel che possediamo non può essere oggetto di desiderio, e dunque non può essere oggetto d’amore. E’ il povero che desidera essere ricco, è il debole che desidera essere forte; è l’ammalato che desidera essere sano. Non il contrario. E’ necessario che sia così.

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