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lunedì, dicembre 01, 2003

Ma Platone … che sta facendo? 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

In un post precedente ci siamo chiesti perché Platone, nell’«Apologia», pur senza nominarlo, indica Aristofane come il mandante morale della condanna di Socrate, e ora, nel «Simposio», lo pone insieme a Socrate, e gli fa pronunciare questo discorso così affascinante.
Abbiamo rimandato tutto alla fine del discorso di Aristofane. Ecco, la fine è arrivata. Ed è arrivato il momento della risposta al quesito.
Léon Robin, fine antichista francese, studioso di Platone, non esita a definire “sconcertante” la presenza di Aristofane ad un «Simposio» in cui il personaggio più importante era e doveva essere Socrate. E giudica incomprensibile l’atteggiamento di amichevole cortesia che lo stesso Socrate gli riserva lungo il dialogo.
Si consideri inoltre che, al momento in cui si suppone abbia avuto luogo il banchetto, le seconde «Nuvole» - il «pezzo» in cui Aristofane si mostra più acidamente critico nei confronti di Socrate - era noto già da quasi sette anni.
E allora, che cosa sta facendo Platone? Qual è il suo progetto?
E, in fondo, quale immagine sta offrendo di Socrate?
A tutta prima sembrerebbe voler mostrare che, all’epoca della festa ad Agatone, Socrate non aveva ancora compreso la potenza eversiva propria della caricatura apprestatagli dal commediografo. Un Socrate dunque … “sprovveduto” più che “buono”!
O forse Platone voleva evidenziare che il suo maestro aveva “perdonato”, sia pure erroneamente, le falsità e le maldicenze di Aristofane? Ma anche in questo caso, Socrate non ci fa una bella figura. E … neppure Platone, discepolo e “erede” del pensiero socratico!
E allora?

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