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mercoledì, gennaio 14, 2004

L'«interfaccia» tra il divino e l'umano. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Per Diotima, «tutto ciò che è demonico è intermedio fra dio e mortale». E pertanto Eros è un demone. Anzi «un gran demone» (daímom mégas).
Il suo ruolo è definito proprio dalla sua natura di intermedio. Esso mette in comunicazione il mondo divino con quello umano. Stabilisce un rapporto tra due realtà eterogenee! Costituisce – diremmo ora – l’interfaccia dell’uno verso l’altro, e viceversa.
Infatti un dio non si mescola all'uomo (theòs dè anthrópo ou meígnytai), e il demone «ha il potere di interpretare e di portare agli dèi le cose che vengono dagli uomini; e di portare agli uomini le cose che vengono dagli dèi».
In concreto: senza il demone agli dèi non arriverebbero le preghiere e i sacrifici, degli uomini; e agli uomini non giungerebbero, invece, i comandi e le ricompense degli dèi.
E poi, esso ha addirittura una sua … rilevanza ontologica! Proprio perché «sta in mezzo fra gli uni e gli altri» (en méso tòn amphotéron), costituisce «un completamento». Grazie ai demoni «il tutto è ben collegato con se medesimo» (tò pân autò autô syndedésthai).

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