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lunedì, ottobre 27, 2003

Prima riflessione. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Qui finisce l'intervento di Pausania.
Ma ... qual è il percorso che sta compiendo Platone?
Questi interventi sembrano succedersi senza che Platone ci sveli il suo disegno. Ma sembra inverosimile che egli non abbia un “piano”.
Forse mettendo a paragone i primi due interventi possiamo enucleare i primi acquisti filosofici della sua riflessione sull’amore.
Fedro ha inneggiato all'amore come a un Dio. Ciò che c'è di rilevante nel suo elogio, tuttavia, non è la “divinità” di Eros, ma il fatto che, tra gli uomini, l'amore — in tutte le sue forme — è vecchio quanto il mondo. E il fatto che sia stato sempre onorato mostra che in fondo non c’è niente di più importante dell’amore. Esso è alla fonte di ogni perfezionamento “morale”. Come dire che senza amore non c’è umanità. Ovvero, se non ci fosse l’amore, l’essere umano non raggiungerebbe la condizione che lo fa "uomo". E neanche la felicità. Di più. Senza amore non avrebbe luogo neppure l'umanizzazione della convivenza civile.
Ma tutta questa magia — precisa Fedro — si compie quando l'amore è davvero … amore. Ovvero quando chi ama o chi è amato può arrivare fino al sacrificio di sé.
Questa prospettiva Pausania, l’oratore che succede a Fedro, non la rifiuta. Come del resto non la rifiuta Platone. Ma presumibilmente Platone vede nel discorso di Fedro una buona intenzione sostenuta con strumenti inadeguati.
Troppa genericità. Sì, perfezionamento morale. Ma che cosa intende Fedro per perfezionamento morale? Genericità che accompagna anche il discorso sulle condizioni che lo rendono possibile? Non basta dire quando che l'amore consiste nel «vivere in maniera bella» (kalôs biósesthai) …

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