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giovedì, giugno 10, 2004

Immagini divine. Immagini d'oro. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Sì, Socrate è proprio come il Sileno scolpito (hósper ho geglumménos silenós). Una cosa è il suo rivestimento esteriore (éxothen), altro è l'interno (éndothen). Ecco, quando si pensa ad un amante, lo s'immagina irrequieto e senza misura. Ora, lui, certo, ama i giovani belli, ma non si può immaginare di quanta temperanza (póses sophrosýnes) sia ripieno.
L'atteggiamento che lo caratterizza è il distacco. Certo, è sensibile alla bellezza. Ma «se uno è bello (eí tis kalòs esti), a lui non importa proprio niente (mélei autô oudén)». Non si fa coinvolgere dal suo fascino. Anzi, addirittura lo disprezza.
Insomma, non gliene importa niente proprio come non gl'importa niente se l'amato abbia delle ricchezze (ploúsios), o se goda di quegli onori (állen tinà timèn échon) che rendono felice la gente comune. «Egli pensa che tutti questi beni non abbiano nessun valore (pánta taûta tà ktémata oudenòs áxia), e che noi non siamo nulla (hemâs oudèn eînai)».
È questo distacco che lo fa stare tra la gente con la sua ironia (eironeuómenos). È per questo atteggiamento interiore ch'egli, della gente, si fa gioco (paízon).
Ma quando fa sul serio ... quando si apre ... quando apre lo scrigno dei suoi tesori ... Io, una volta, le ho viste, le immagini che porta dentro (tà entòs agálmata). Immagini divine (theîa)! Immagini d'oro (chrysâ)! Tutte belle (págkala) e mirabili (thaumastá), al punto da lasciare stupefatti, schiavi. E bisognava far subito ciò che egli ordinava!

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