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venerdì, maggio 07, 2004

L'intero percorso. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

La donna di Mantinea lo ribadisce: si riesce a contemplare quel bello (ekeino tò kalòn kathorân) solo con un progressivo movimento ascensivo. E si arriva al termine proprio a partire dalle cose di quaggiù, dall’attenzione ai corpi belli, e procedendo in modo retto (orthôs) attraverso la fase dell’amore per i giovanetti (dià tò paiderasteîn). Questa giusta maniera di ascendere alle cose d’amore (tò orthôs epì tà erotiká) può essere attuata da sé, ossia facendo ricorso alle proprie risorse, oppure con la guida di un'altra persona. Ma il percorso è sempre lo stesso. L’obiettivo è salire fino alla contemplazione del bello; per raggiungerlo bisogna salire per gradi (hóspèr epanabasmoîs): l’amore per un corpo bello, il primo, deve estendersi ad un secondo, e poi da questi due deve espandersi a tutti i corpi belli (epì pánta tà kalà sómata); e poi, dai corpi belli, alle belle attività umane (epì tà kalà epideúmata), e da queste alle belle conoscenze (epì tà kalà mathémata). E qui occorre poi fare il gran salto alla conoscenza del Bello stesso. E così si è giunti al fine dell’ascesa e al termine del percorso: conoscere, appunto, ciò che è il bello in sé (autoû ekeínou toû kaloû máthema).

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