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venerdì, settembre 12, 2003

Accompagnato da Aristodemo, Socrate - si racconta nell'Introduzione («Simposio», 174 a-c) - si reca al simposio, a casa di Agatone, «tutto pulito e addirittura con i sandali ai piedi». Una cosa veramente rara.
Socrate non ha partecipato ai festeggiamenti, svoltisi il giorno precedente, per la vittoria di Agatone: perché «spaventato dalla folla» (phobetheìs tòn óchlon).
Il pensatore, dunque, immerso nei suoi pensieri, procede lentamente, e per non essere pressato, ingiunge ad Aristodemo di andare avanti senza attardarsi ad aspettarlo.
Aristodemo, giunto alla casa di Agatone, è accolto da uno schiavo che lo conduce alla sala del convito. Tutto è pronto per la cena. Aristodemo vien fatto accomodare vicino ad Erissimaco. Un servo gli lava i piedi perché si possa sdraiare.
Agatone, meravigliato che Socrate non è arrivato con Aristodemo, dà ordine a un servo di andare a cercarlo. Costui ritorna comunicando che «il nostro Socrate si è appartato»: sta sostando nel vestibolo della casa dei vicini; e malgrado egli l'abbia chiamato, non s'è mosso. Agatone, impaziente, sollecita il suo schiavo a ritentare. Ma a questo punto Aristodemo raccomanda di lasciarlo stare. «Infatti, questa è una sua abitudine: talvolta si tira da parte, dove capita, e sta fermo là. Ma verrà presto, io penso. Perciò non disturbatelo e lasciatelo stare».
Aristodemo quindi dispone che si proceda per la cena.

Socrate dunque si è isolato a pensare. Questi momenti di intensa riflessione erano frequenti. E potevano avere anche una durata notevole. Lo ricorda, quasi alla fine di questo stesso dialogo, il suo ex discepolo Alcibiade, raccontando di un episodio del genere accaduto in pieno clima di guerra, nella campagna di Potidea. Nell'isolamento Socrate si concentrava intorno a un problema fino a che non riuscisse a vederne una qualche soluzione.
«Preso da qualche pensiero, era rimasto in piedi fermo al medesimo posto a meditare fino all'alba; e poiché non riusciva a venirne a capo, non desisteva e rimaneva li fermo, continuando a cercare. Era ormai mezzogiorno e gli uomini se ne erano accorti e, stupiti, dicevano l'uno all'altro che Socrate se ne stava lì fin dall'alba in piedi a pensare qualcosa. Alla fine, alcuni soldati ionici, quando era venuta la sera, dopo che avevano cenato, poiché era estate, portarono fuori il loro letto da campo, e, mentre riposavano al fresco, lo sorvegliavano, per vedere se restasse là in piedi tutta la notte. E lui rimase veramente in piedi finché venne l'alba e si levò il sole. E poi, rivolta una preghiera al sole, si mosse e se ne andò.
(«Simposio», 220 c-d)

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