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martedì, maggio 18, 2004

Il rancore dell'«ex» 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it


Appena preso posto, Alcibiade abbraccia il bell'Agatone e e comincia a incoronarlo con i nastri ch'egli toglie dal suo stesso capo. Agatone invita i servi a slacciare i sandali di Alcibiade, «in modo che si sdrai fra noi come terzo» (hína ek tríton katakéetai). Alcibiade si meraviglia: perché terzo? E istintivamente si gira dall'altra parte. E vede Socrate.
Fortemente sorpreso fa un balzo all'indietro. Platealmente finge anzitutto di non riconoscerlo. E' una provocazione. Infatti subito comincia ad aggredirlo con il livore di un amante tradito.
Alcibiade è un uomo politico Ateniese. E' giovane: sui trent'anni. E' molto noto in città, anche per la sua formazione: tutti sanno che è stato discepolo di Socrate. E, secondo l'uso classico, con Socrate ha avuto anche ... una storia d'amore: come s'è detto, nei casi migliori il percorso formativo si sviluppava all'interno di una vicenda interpersonale - per così dire - governata da Eros.
Nel periodo giovanile Alcibiade era molto legato al suo «amante». Ma Socrate aveva maturato una profonda insoddisfazione per questo «amato» che preferiva lasciarsi trasportare dall'ambizione politica piuttosto che compiere con lui, col suo aiuto, il percorso di avvicinamento alla sapienza e alla saggezza.

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