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sabato, febbraio 07, 2004

Creazione e Eros: stesso equivoco. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Che senso ha l’obiezione posta da Diotima? Quale ne è lo scopo?
La donna di Mantinea è convinta che Eros è desiderio di cose buone – desiderio del bene –, e che è comune a tutti. E l’obiezione posta ha lo scopo solo di porre in luce un banale equivoco in cui generalmente si cade.
Allo stupito Socrate ella infatti spiega la cosa con un esempio. Quando si parla di «creazione», si parla di una cosa molto ampia. Il termine è astratto ed è comune a una molteplicità di cose. Creazione (poíesis) è ogni azione che produca (aitía) il passaggio di qualcosa dal non-essere (ek toû mè óntos) all’essere (eis tò ón). E dunque si deve parlare di «creazioni» per tutte azioni (hai ergasíai) proprie di tutte le arti (hypò pásais taîs téchnais). E vanno chiamati «creatori» (poietaí) tutti gli artefici (demiourgoì), che le compiono!
Eppure – continua Diotima – non si è soliti chiamare tutti «creatori». A molti si da un nome legato all’arte, alla tecnica. E invece si riserva il termine « poietaí» a coloro che operano in una «parte distinta» di tutta l’area della creazione, ossia in «quella che riguarda la musica e i versi» (tò perì tèn mousikèn kaì tà métra). Sicché a questi «artisti» si attribuisce «il nome dell'intero», ossia «creatori». Dunque, solamente questa, tra tutte le attività artistiche, viene detta creazione; e solo coloro che posseggono questa arte della creazione sono detti creatori.
E – dice Diotima – è proprio così anche per Eros.

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