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mercoledì, luglio 14, 2004

Invulnerabile. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Alcibiade lo dice con chiarezza e con amarezza. Da un lato, aveva la precisa sensazione d'essere stato disprezzato da Socrate; ma, dall'altro, non poteva non ammirare la sua natura (tèn phýsin).
Un uomo dotato di temperanza (sophrosýnen) e fermezza (andreían). Un uomo eccezionale per saggezza (eis phrónesin) e forza d'animo (kaì eis karterían).
Difficile insomma assumere un atteggiamento deciso, nei suoi confronti.
No, non riusciva ad odiarlo, ad adirarsi con lui: in fondo non voleva perdere la possibilità della sua guida; ma neppure riusciva a trovare i mezzi efficaci per attirarlo nella sua orbita.
Invulnerabile. Si, Alcibiade sapeva bene che Socrate era invulnerabile quanto alle ricchezze, ma proprio non pensava che lo fosse anche per l'amore. Perciò si trovava ormai in difficoltà, senza risorse e senza prospettive. E tuttavia continuava a girargli attorno - com'egli stesso confessa - in una condizione di vera schiavitù.

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