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martedì, giugno 01, 2004

Quelle stranezze ... 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Erissimaco è perplesso. E propone: se la situazione sta in questi termini, e se Alcibiade lo ritiene opportuno, che egli elogi Socrate, allora!
Alcibiade non aspettava altro: ma lascia intendere che, per farlo, Socrate avrebbe dovuto esprimere esplicitamente il suo consenso. Perché egli, nell'elogiare Socrate, avrebbe detto delle scomode verità, che sarebbero state giustamente percepite come una sua personale vendetta nei confronti dell'amante perduto.
Socrate prende allora la parola: se Alcibiade intende dire delle verità, non sarà lui ad opporsi; anzi questo è proprio il suo desiderio: che si faccia luce in termini di verità.
Alcibiade, un po' blandendo il suo ex maestro e un po' provocandolo, lo invita ad ascoltare in modo vigile il discorso che egli sta per fare; e ad interromperlo pure, se pensa di scorgervi della falsità; ma - aggiunge - dovrà pure dire perché a suo avviso sono falsità: egli, da parte sua, non ha timori nel parlare delle stranezze del suo maestro (tèn sèn atopían): perché sa che dirà solo verità.

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