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mercoledì, giugno 23, 2004

Il morso della vipera. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

A questo punto del discorso Alcibiade si ferma: avverte l'esigenza di fare una precisazione. Sta per dire delle cose che ... senza vino certo non avrebbe detto. Il vino - si sa - è sempre veritiero (oînos alethés). E dunque questa splendida azione fatta da Socrate (Sokrátous érgon hyperéphanon), anche se tocca da vicino alcuni aspetti della loro relazione privata, proprio non va taciuta. Se si deve fare l'elogio di Socrate, a maggior ragione non è giusto tenerla nascosta.
Alcibiade inoltre fa un'interessante osservazione. In questo momento - dice - io mi sento come uno che sia stato morsicato da una vipera (dechthéntos hypò toû écheos), il quale - com?è noto - non ama parlare di ciò che ha provato se non con coloro che hanno vissuto la stessa esperienza. Chi ha provato il dolore (hypò tês odýnes) del morso della vipera arriva fino al punto di dire e fare ogni genere di cose (pân etólma drân te kaì légein), anche cose incredibilmente sorprendenti; e soltanto chi ha vissuto la stessa dolorosa esperienza può comprendere e perdonare il suo strano comportamento. Sì - prosegue Alcibiade - è capitato anche a me: sono stato morsicato nel punto in cui il morso fa più dolore; no, non nel corpo, ma nel cuore e nell'anima (tèn kardían è psychén): colpito e morso (plageís te kaì dechtheís) dai discorsi di Socrate, dai suoi discorsi di filosofia (hypò tôn en philosophía lógon); discorsi che, in modo ben più brutale della vipera (echídnes agrióteron), prendono l'anima dei giovani dotati (néou psychês mé aphyoûs lábontai), e le fanno fare e dire qualsiasi cosa.
Non dico cose strane. E' la filosofia che fa strani effetti. E molti, qui presenti, ne sanno qualcosa: Fedro, Agatone, Erissimaco, Pausania, Aristodemo e Aristofane. E lo stesso Socrate. Tutti voi siete accomunati (pántes kekoinonékate) dalla follia e dal furore del filosofo (tês philosóphou manías te kaì bakcheías). Ma anche tutti in grado di capire e perdonare le cose che ho fatto e che ora sto per raccontare.


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