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sabato, giugno 05, 2004

... e mi fa vergognare di me stesso. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Sì - prosegue Alcibiade - Socrate ha la capacità di mettermi di fronte a me stesso; di farmi riflettere su me stesso. Ha il potere di inchiodarmi alle mie responsabilità. Certo, non sono perfetto. Ma lui mi costringe ad ammettere (anagkázei me homologeîn) che solo a me spetta la colpa di non prendermi ancora cura di me stesso (autòs éti emautoû mèn amelô). Mi occupo delle cose degli Ateniesi (tà Athenaíon prátto), e non mi occupo abbastanza di me stesso.
Lui ha ragione, ma io non ho la forza di reggere a questa prova. E quindi a viva forza (bía) mi allontanano da lui dandomi alla fuga (oíchomai pheúgon). E mi turo le orecchie (epischómenos tà ôta) come davanti alle Sirene (hósper apò tôn Seirénon). Tutto inutile. In ogni caso non mi va proprio d'invecchiare vicino a lui. Lui solo mi fa vergognare di me stesso: e non è facile. Proprio così: io mi vergogno di fronte a lui! E solo di fronte a lui io mi vergogno (egò dè toûton mónon aischynomai). Ma sì ... perché io so bene di non essere in grado di contraddirlo (antilégein). Se solo riuscissi a mostrargli che non ho bisogno di fare le cose che egli mi esorta a fare! Ma ha ragione lui.
Non appena io mi allontano da lui (epeidàn dè apéltho), mi lascio avvincere dagli onori (hetteméno tês timês) che la moltitudine mi tributa. E così vivo in un'esasperante oscillazione. Mi sottraggo a lui e lo sfuggo; ma quando lo rivedo mi vergogno per quelle cose che mi aveva fatto ammettere. E di oscillazione in oscillazione ... Più volte mi viene voglia di non vederlo più fra i vivi, ma poi, quando ci penso davvero ... se questo si verificasse, proverei un dolore molto maggiore (polý meîzon àn achthoímen)!
Insomma, con quest'uomo non so proprio come fare.

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