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giovedì, maggio 06, 2004

Il bello in sé. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Al culmine del percorso d’accesso alle cose d’amore, si troverà quel bello che non si mostrerà come un volto (prósopon), o come delle mani, né come alcun'altra delle cose proprie del corpo; né si mostrerà come un discorso (lógos); né come una scienza (epistéme); né come qualcosa che è ... in un essere vivente, oppure in terra, oppure in cielo. Si troverà quella bellezza che si manifesterà in se stessa (autò), per se stessa (kath’hautò), con se stessa (met’ hautoû), come forma unica (monoeidès) che sempre è (aeì ón).
Insomma si tratta di una cosa del tutto diversa dalle altre. Infatti, tutte le altre cose belle (tà dè álla pánta kalà) partecipano di quel bello in sé (ekeínou metékonta). Tuttavia vi partecipano in un modo tale che, anche se esse nascono e periscono, la bellezza in sé in nulla diventa maggiore o minore, né patisce nulla (medè páschein medén).

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