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martedì, aprile 20, 2004

Le attività dell'uomo. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Terzo grado della scala dell’Eros
L’attenzione alla bellezza delle anime, come s’è visto, porta all’individuazione dell’anima bella. Questa diventa l’oggetto d’amore. Tale amore, per l’amante, si attua nella forma del «prendersi cura» dell’amato. E il prendersi cura ha luogo col partorire quei discorsi che rendono migliore l’amato.
E’ solo la prima tappa del percorso. L’amore s’allarga. E’ nella sua natura aprirsi ad orizzonti sempre più ampi. Platone lo fa intravedere in termini abbastanza espliciti. Egli dice che chi ama «è indotto» a considerare il bello nella altre forme, e usa la forma passiva del verbo anagkázein, costringere, che lascia intendere proprio una sorta di necessità del passaggio alla fase ulteriore.
E dunque chi ama un’anima bella sarà «forzato» a individuare la bellezza dovunque essa sia, ovunque si riveli, nelle cose come nelle azioni degli uomini. E quindi, come dice Platone, egli
egli sarà spinto a considerare – ma non si tratta di semplice considerazione; Platone usa il verbo: theéomai, «contemplare» – il bello (tò kalón) in tutte le manifestazioni dell’anima umana: ovvero nelle diverse attività dell’uomo (en toîs epitedeúmasi), e nelle leggi (kai toîs nómois). E non potrà non accorgersi che si tratta sempre della stessa bellezza (pân autò hautô syggenés estin), e che la bellezza di un corpo (tò perì tò sôma kalón) rappresenta solo una piccola manifestazione della bellezza (smikrón ti eînai).

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