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martedì, febbraio 17, 2004

Quella strana irrequietezza … 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Dunque, dice Diotima allo stupefatto Socrate, nella generazione Kalloné - la Bellezza - ha la funzione di Moira e di Ilitia, ovvero indica il che cosa e il come, stabilisce il compito generativo dell’individuo e l’aiuta a generare.
La bellezza?
Ma sì. Si pensi alla generazione secondo il corpo. «Il gravido, avvicinandosi al bello si allieta, e, rallegrato, si effonde, partorisce e genera; invece, quando si avvicina al brutto, si rattrista, e, addolorato, si contrae e si rinchiude in sé, si tira indietro e non genera, e, tenendo dentro di sé ciò di cui è gravido, ne soffre molto». E dunque, «in chi è gravido e turgido», nasce un’agitazione, un ardore, un furore, insomma «una forte emozione per il bello» (ptoíesis perì tò kalòn), proprio perché «solo il bello può liberare dalle doglie chi lo possiede».
Diotima destabilizza totalmente Socrate, al quale rimprovera di essere stato superficiale affermando che «l'amore è desiderio del bello». Alla luce di quanto s’è detto, l’oggetto del desiderio non è il bello. In amore non è il bello che si desidera. E tanto meno si desidera “tenere” il bene, conservarlo. Si desidera piuttosto «generare e partorire nel bello». Dunque, «Eros è … amore della generazione»!
Ma perché si desidera “generare”? Perché il generare rappresenta il momento più “alto” della vita dell’uomo?

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