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giovedì, gennaio 29, 2004

Una domanda sconcertante. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Da questo punto il discorso diventa più intenso e più affascinante.
Socrate pone una domanda che induce Diotima a far chiarezza sull’amore nel mondo degli uomini. In fondo bisogna capire bene, oltre a che cos’è, quale è il suo obiettivo, e come «funziona». Insomma, un po’ di fenomenologia dell’amore.
Nel dialogo con Diotima – lo si è detto – Socrate stenta ad entrare nella logica dell’intermedio. La domanda ch’egli pone, dal punto di vista della logica comune, è di una sconcertante semplicità. «Ma se Eros è di questo tipo, che vantaggio porta agli uomini?». Detto in termini brevi, se fosse saggio, porterebbe saggezza; se fosse bello, porterebbe bellezza, ecc. Ma se non è saggio, e non è bello … qual è l’acquisto per chi ama? che beneficio ne trae?
Diotima promette di dare una risposta; ma s’impegna a fornirla solo dopo aver spiegato alcune cose senza le quali la sua risposta non avrebbe molto senso. Comunque, Diotima si mostra convinta: quella di Socrate è “la” domanda a cui occorre rispondere.
Eros – riprende la sacerdotessa –, certo, è amore delle cose belle. Ma «che cos’è» l’amore per le cose belle? Che significa “amare” le cose belle? E di che cosa si parla quando si dice “cose belle”?
Insomma – sintetizza Diotima - «chi ama le cose belle, ama (erâ ho erôn tôn kalôn); ma che cosa ama? (tì erâ;)»

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