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lunedì, gennaio 19, 2004

Né ricco né povero. 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Eros, dunque, ha ereditato i caratteri di genitori.
In quanto friglio di Penia: «È sempre povero (pénes aeì esti), ed è tutt'altro che bello e delicato, come ritengono i più. Invece, è duro e ispido, scalzo e senza casa, si sdraia sempre per terra senza coperte, e dorme all'aperto davanti alle porte o in mezzo alla strada».
In quanto figlio di Poros: « È insidiatore dei belli e dei buoni, è coraggioso, audace, impetuoso, straordinario cacciatore, intento sempre a tramare intrighi, appassionato di saggezza (phronéseos epithymètes), pieno di risorse (pórimos), ricercatore di sapienza per tutta la vita (philosophôn dià pantòs toû bíou), straordinario incantatore (deinòs góes), preparatore di filtri, sofista (sophistés)».
E dunque: «per sua natura non è né mortale (thnetós) né immortale (athánatos)»: Ciò vuol dire che «in uno stesso giorno, talora fiorisce e vive, quando riesce nei suoi espedienti, talora, invece, muore».
In virtù della natura del padre poi torna di nuovo in vita. Ma in forza di quella della madre, «ciò che si procura gli sfugge sempre di mano».
Insomma Eros, quanto a risorse, «non è mai né povero, né ricco» (oúte Éros aporeî potè oúte plouteî).

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