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martedì, gennaio 20, 2004

Il duplice aspetto dell’umana natura 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

E' opportuno soffermarsi su povertà e ricchezza in Eros tesaurizzando, ancora una volta, i suggerimenti di Robin.
Per Platone Eros è connaturale all’uomo.
La sua povertà è da intendersi come il connotato specifico della condizione finita dell’uomo. L’uomo è bisognoso in quanto è costituzionalmente limitato. Infatti è proprio la strutturale deficienza della nostra natura che ci spinge a desiderare sempre e a non acquetarci mai di quanto abbiamo conquistato. Sicché, per quanto abbia, all’individuo manca sempre qualcosa e desidera sempre qualcosa per il compimento di se stesso.
La ricchezza va intesa proprio come la capacità dell’uomo d’infrangere i limiti, di rompere i confini della sua condizione naturale. È la possibilità inestinguibile di soddisfare le proprie aspirazioni attraverso la risorsa che fa dell’uomo un uomo: il pensiero; nel mito, «espediente» è figlio di «saggezza». Sono le proprie risorse interiori, quelle del pensiero, che permettono ad ogni individuo di rinascere, di elevarsi e di espandersi.

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