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domenica, dicembre 28, 2003

Solo litanie! 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Il discorso di Agatone raccoglie applausi. L’opinione comune è che il giovane abbia parlato davvero «in maniera degna di lui stesso e del dio».
Rivolgendosi ad Erissimaco, prende quindi la parola Socrate. Egli sì che aveva visto giusto! – dice -; difatti Agatone, confermando le sue previsioni, ha fatto un discorso tanto grande da togliere argomenti a lui, che nell’ordine segue.
E’ ironia. Questo trentenne dai tratti marcatamente femminei, che ha parlato enfaticamente, e in modo vistosamente affettato, l’ha lasciato insoddisfatto. Troppo costruito, il suo discorso: un’attento assemblaggio di parole, una vigile modulazione di parti, un’accurata ricerca di ritmo, volti solo a raccogliere il gradimento del pubblico. Poco spontaneo: freddo, artificiale. Troppo «tecnico», e dunque di scarso valore anche in termini poetici. E poi, vuoto: senza alcuna profondità, né di pensiero né di sentimento. E quasi monotono nel suo virtuosismo.
Certo, nella forma cortese del parlare conviviale, Socrate dice che Agatone ha fatto un discorso «bello e vario» (kalòn kaì pantodapón lógon), anche se «non tutto meraviglioso alla stessa maniera». Ma – dice lo studioso Robin – in effetti gli è apparso un «pastiche», quasi una successione di litanie sull’Amore.

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