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martedì, ottobre 21, 2003

Servitù volontaria ma ... 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Per l'amato concedere i propri favori all'amante è comunque una «servitù». Una servitù volontaria (douleía hekoúsios).
In effetti - sottolinea Pausania - il mettersi al servizio di altri, in sé, non è un male. E dunque anche per l'amato, l'assoggettarsi accettando volontariamente qualsiasi servitù per il proprio amante, non è da considerarsi atteggiamento spregevole. Tuttavia «bisogna che l'amato conceda i propri favori all'amante in modo bello». Dunque, la vera e «sola servitù volontaria che non reca ignominia» è quella che concerne la virtù. Questa è la norma: «se uno vuol servire l'altro, convinto che ad opera di quello diventerà migliore o per sapienza (perì tèn philosophían) o per qualche altra virtù (kaì tèn állen aretén), questa servitù volontaria non è da considerarsi brutta e nemmeno un atto di adulazione (ouk aíschrà oudè kolakeía).
Insomma, per Pausania, l'amore fra uomini è bello solo se porta alla virtù.

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