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domenica, ottobre 26, 2003

Inganno "bello", inganno "brutto". 

A cura di Giuseppe Tortora.
E mail: tortora@unina.it

Per l'amato l'essere ingannati è sempre una cosa brutta? L'essersi affidati alla persona sbagliata è sempre cosa da vergognarsi?
Per Pausania, tutto dipende dalle intenzioni che muovono l'amato a dedicarsi all'amante.
Se il giovane è caduto in inganno perché, «per amore della ricchezza», ha concesso i suoi favori ad un amante non facoltoso, e l'ha fatto nell'erronea convinzione che questi fosse ricco, allora ha davvero da vergognarsi! Peraltro un tale giovane rivela «di essere capace di prestare servizio a chiunque in qualsiasi cosa per danaro. E questo non è proprio bello».
Se un giovane invece concede i propri favori ad un amante malvagio, senza virtù, nella erronea convinzione che sia buono e «con l'intenzione di diventare migliore mediante l'amicizia dell'amante», ebbene, di questo inganno non dovrebbe vergognarsi. Anzi ... «l'inganno sarebbe bello». Egli infatti dimostra che «in vista della virtù e per diventare migliore, egli è disposto a tutto per chiunque». E «questa è la cosa più bella di tutte».
Se ne deriva il principio: «è cosa bella, in tutto e per tutto, concedere i propri favori all'amante in vista della virtù».
E dunque: «Questo è l'amore della dea celeste». Un Eros anch'esso celeste. Un amore «di grande valore sia per la Città sia per i cittadini, in quanto costringe sia l'amato sia l'amante a prendersi cura della virtù».
Non c'è da confondersi: e pertanto «gli altri amori dipendono dall'altra dea, quella volgare».

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