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martedì, settembre 23, 2003

Seconda anomalia: l’elogio.
Erissimaco, s’è visto, replicando ad Alcibiade, asserisce: «Prima che tu entrassi abbiamo stabilito che ciascuno, a suo turno procedendo verso destra, dovesse fare un discorso su Eros (lógon perì Érotos), il più bello che potesse, e ne facesse l’elogio (egkomiásai)…» («Simposio», 213 e – 214 b)
Egli non fa altro che ripresentare la sua vecchia proposta, di passare il tempo discorrendo (dià lógon allélois syneîtai), e di fare un encomio (egkómion, egkomiázein) a Eros; si tratta dunque di rendere onore a questo dio (kosmêsai tòn theón), di celebrarlo con inni (hymnêsai) (176 e – 177 c).
Fedro, come pure s’è visto, asserisce di doversi preoccupare «dell’elogio di Eros» (toû egkomíou tô Éroti) e di dover «riscuotere da ciascuno il tributo del discorso» (tòn lógon) («Simposio», 194 d).
In effetti, tutti fanno «discorsi»; ma pochi fanno l’elogio di Eros. Fedro ne propone uno formale, freddo. Il vero «elogio», in effetti, lo fa solo Agatone.
Già Pausania pone qualche riserva. Eros andrebbe elogiato se fosse un dio. E se si potesse parlare di un unico Eros. Ma le cose stanno in modo un po’ diverso. Dunque non si può elogiare Eros senza fare distinzioni e precisazioni!
Ed anche Erissimaco vorrebbe fare un elogio di Eros (tòn Érota epaínein) ma in effetti fa un discorso articolato e suggestivo sull’amore come forza «cosmica», lasciando ad altri di elogiare Eros come dio (egkomiázein tòn theón) («Simposio», 188 e).

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