<$BlogRSDUrl$>

sabato, settembre 06, 2003

… Ma facciamo un passo indietro. Platone racconta di un simposio che ha avuto luogo in casa di Agatone per festeggiare la vittoria che costui ha conseguito nelle feste Lenee con la rappresentazione di una sua tragedia.
La vittoria è fatto storico, non frutto di fantasia.
Nella finzione del dialogo, la narrazione della festa, e il resoconto dei discorsi che il quel simposio sono avvenuti, sono fatti dal personaggio Apollodoro, discepolo di Socrate. Apollodoro appare riferirne per strada a un suo conoscente.
All’epoca della festa tuttavia Apollodoro era troppo giovane; dunque egli stesso ammette che ne racconta per sentito dire, e che le notizie gli sono state date da Aristodemo, che non solo era un frequentatore ma addirittura era un innamorato – «erastés» – di Socrate. Anzi «uno dei più innamorati».
E arriviamo al punto su cui ora conviene concentrare l’attenzione.
Proprio nel prologo del dialogo, Apollodoro dice:
«Del resto, quando io faccio o sento fare discorsi di filosofia ("perì philosophías lógoi"), oltre all'utilità che mi pare di trarne, provo la più grande gioia. Invece, quando sento fare certi altri discorsi, e in particolare quando sento fare i vostri, ossia i discorsi dei ricchi e degli uomini di affari mi adiro e compiango voi che siete amici, perché credete di fare grandi cose, mentre non fate nulla. E forse voi, dal canto vostro, giudicate me uno sventurato ("kakodáimon"); e penso che voi crediate il vero; ma, quanto a voi, io non credo ciò che ho detto, ma lo so di certo». (Simposio, 173 b-c).
Un passo, questo, da meditare.
Quando si fanno certi discorsi …

Comments: Posta un commento

This page is powered by Blogger. Isn't yours?