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giovedì, settembre 25, 2003

E veniamo al discorso di Fedro di Mirrinunte.
Fedro è il personaggio del dialogo omonimo scritto da Platone. Anche in quel dialogo non fa una bella figura. Salutista, è quasi acriticamente fiducioso nella medicina. Attento alla mitologia, sul piano della ricerca della verità si rivela un po' superficiale. Così appare anche in altro dialogo platonico («Protagora», 315 c). Non è un caso che assista incantato a uno show del sofista Ippia: anche i suoi interessi sono ampi, ma la sua conoscenza assolutamente inadeguata. Ammiratore di Lisia, egli è sincero amante dei bei discorsi ; e tuttavia ... non ne riesce a farne lui stesso uno davvero bello. Crede che la bellezza dei discorsi stia nell'armoniosa e completa costruzione architettonica e negli espedienti retorici. E infatti si fa obbligo mandare a memoria i discorsi fatti dai più abili retori («Fedro», 242 a-b). Per Platone - naturalmente - è la dialettica, il filosofare, che rende belli i discorsi, non certo la retorica.
L'elogio dell'amore, che fa nel «Simposio», è freddo, schematico; il suo discorso, ricco di erudizione, mostra solo un anelito a vedere nell'amore una dimensione di moralità. Eros spinge l'uomo ad agire bene.

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